Autismo, questo sconosciuto





Oggi è la giornata internazionale della sensibilità all’autismo. Se la sono dovuta inventare per sperare che, almeno una volta l’anno, io e quelli della mia compagnia possiamo toglierci dalla nostra consueta invisibilità, dal nostro angolino per ricordare agli altri che ci siamo anche noi.


Quasi quasi, mi dico accendendomi l’ennesima sigaretta, questo due aprile non scrivo niente. Ogni anno ho sempre raccontato con il cuore in mano le mie vicende con Luca, di professione autistico a basso funzionamento. La speranza è che i lettori potessero rendersi conto che anche chi, come Shmoo, non ha voce, esiste, vive e lotta insieme a noi. Giorno dopo giorno. Mese dopo mese, anno dopo anno.


Ormai, dopo tanti anni, non ho più dubbi: sono parole buttate al vento. Non sono che goffi tentativi ormai triti e ritriti di rendere concreta un’utopica comunità, in cui nessuno è lasciato indietro e in cui tutti possono partecipare, a seconda ovviamente delle loro abilità. 


Siamo nel 2021. Siamo andati sulla Luna, su Marte e ci dimentichiamo tutto il lavoro che ancora c’è da fare qui, sulla Terra. Si sono fatte scoperte scientifiche incredibili; si sono studiate tutte le civiltà, si sono formati governi, Stati. Sono state scritte costituzioni piene di parolone tipo DIRITTI, UGUAGLIANZA, SIAMO TUTTI UGUALI. Eppure, siamo ancora qui a dover lottare per un vaccino per i nostri figli; per un centro che non li tratti come dei deficienti; per un supporto per la famiglia che faccia veramente qualcosa. Per poter sperare che, quando siamo morti, qualcuno continui a dare dignità ai nostri figli. Nel mondo mio e di tante persone nella mia situazione, siamo ancora indietro anni luce.


Noi sbraitiamo, facciamo di tutto per farci ascoltare. Poi, il due aprile tutti a dirci che abbiamo ragione, che dovremmo tutti impegnarci per una società più equa, più rispettosa. Tutti a mettere cuoricini sulle foto su Instagram e Facebook. Oggi, ricordiamo noi al mondo, dobbiamo tutti rivolgere un pensiero alle persone autistiche. Chi non lo fa è uno stronzo.


Alcuni palazzi di colorano di blu; si organizzano iniziative interessanti, si sprecano parole di impegno sociale e di partecipazione. 


Tutto molto bello, ma io non ci credo più. Dopo un anno passato, io e i miei colleghi genitori di figli autistici, con la netta sensazione di essere completamente abbandonati dalle istituzioni, dai servizi creati per aiutarci nei momenti difficili, dopo un anno che ci ha distrutto fisicamente, emotivamente, mentalmente, posso dire senza ombra di dubbio o di vittimismo che in fondo, poi alla fine siamo soli.


Siamo i disgraziati della società, gli sfigati che non fanno che lamentarsi. A noi non va mai bene niente, abbiamo sempre da ridire. Siamo quelli che va bene incontrarli per strada, ma a volte fanno un po’ paura, impressione. Schifo. Siamo quelli che ti sbattono in faccia una realtà da cui si vuole fuggire, che non si vuole vedere. Siamo considerati la feccia della feccia.


A meno che poi invece su Marte riusciranno a trovare il desiderio di essere inclusivi, empatici e preparati abbastanza per poter dare una mano a chi ha delle difficoltà. 


Per ora, aspetto il tre aprile, giorno in cui, tra l’altro, posso riabbracciare mia sorella Serena dopo tanti mesi di distanza.







Commenti

Post più popolari