Cordialmente, il vostro granchio blu

 











Carissimi Italians,

 

mi presento: mi chiamo Granchio Blu e vengo dagli United States of America. Mi sono attaccato su alcune navi partite dalle sponde atlantiche e ormeggiate dalla vostra parte. Sono blu, ma divento rosso quando mi si cucina (non sembra, ma sono timido), sono easy con tutti, sono simpatico, piuttosto interessante e bilingue, anche se ho l’accento di Heather Parisi. E sono buono. Buonissimo, soprattutto grigliato o con un plate of spaghetti! 

 

Lo ammetto: la fuga dalla mia country era programmata già da anni, e la mia speranza è di chiedere asilo politico all’Italian Government. Dovreste vedere come vengo trattato da ‘sti granchi yankee, che mi passano davanti con le loro chele rosse enormi, piene di carne tenerissima. Sono insopportabili, quasi come i radical chic. Uno dei miei nemici è quello stronzo di granchio rosso reale, che veste Armani e Versace ed è considerato una prelibatezza da ricchi e servito in tutti i ristoranti con almeno due stelle Michelin. Ogni volta che lo vedo arrivare con la sua Ferrari e camminare su quei tacchi con la stessa disinvoltura di quando mi metto gli infradito, girarsi verso di me con quel suo sguardo cattivo, come per dire: “Spostati, little shit!”, a me viene un nervoso che faccio subito diecimila uova lì, sul posto. Un mio cugino mi ha detto che costa anche 180 dollari a gamba! 

 

Ma ancora peggio di lui è l’altro, che si tira di quelle arie che a volte sembra di essere in un ciclone, calcolatore e arrogante come pochi. Sì, parlo di lui: il granchio artico, il re dei granchi. Aggressivo, violento, sicuramente di destra, il granchio artico arriva a costare anche 46mila dollari! Ma dico: ma siamo diventati pazzi? Con quella cifra, io mi faccio vent’anni anni di Sardegna servito e riverito. In my country, invece, io sono sempre stato considerato mediocre, quello che “non ci possiamo permettere gli altri, ma ci accontentiamo”, quello che va bene anche congelato. Vengo servito anche nelle pizzerie fuori porta, su piatti spaiati, rotti e incollati con la colla, a volte di plastica o peggio ancora, di carta. Sono accompagnato da del limone sfigato, che vorrebbe essere da tutt’altra parte e servito con del cuscus freddo, insapore. Da poveri. Non ne potevo più di questa vita di seconda classe!

 

Invece, adesso che sono in Italia, sono su tutti i giornali, proprio come Trump in the United States! Lo so, non sono amato da tutti. Soprattutto, da quelle stracciapalle di vongole e cozze. Non fanno che lamentarsi; guarda che la gelosia è una brutta bestia, eh? Da anni sono le più note, le più buone, le Sofia Loren del mare. A volte si fanno addirittura chiamare veraci, come a dire che se le tocchi t’ammazzano. Macché veraci! Provate voi a passare un venerdì sera con il granchio artico e poi mi dite chi è verace…  L’Italia deve capire che il mondo ormai è multiculturale, che non si può sempre mangiare le stesse cose, che ogni lustro cambia il gusto! Anche gli yakees, negli ultimi anni, hanno imparato ad amare il signor Branzino. E anche lui, come tutti gli immigrati, ha iniziato dal nulla e adesso è lì a troneggiare tra il ghiaccio di tutte le pescherie che si rispettano, con quel suo sorriso Durbans e quegli occhi fuori dalle orbita. Tre anni fa, il signor Branzino era solo un mito, una storia che si raccontava ai nostri cuccioli come quando si parla di alieni. Pensavamo fosse una specie Tony Soprano, invece è tenerissimo.

 

Benché qualcuno mi odi, sto conquistando sempre più gente. I cambiamenti, d’altronde, non sono mai visti bene, all’inizio e poi non se ne può più fare a meno.  Su la Repubblica, si scrive di me: “Ha un ché di misterioso, un po' fantasy con quelle chele bluastre che sembrano un'armatura”. Capito? Loro sono veraci e io ho l’armatura! In America sono sempre stato considerato un coglione, ma qui sono misterioso, fantasy! Qualcuno ha anche detto che ho il sapore dell’astice, che se lo sa la mia vicina Astice mi mangia in un boccone.

 

Insomma, qui sì che sono un king! Non vi libererete facilmente di me: farò in modo di essere indispensabile per voi, come i Levi’s, l’iPad, Netflix e i pancakes!

 

Thank you!

 

Yours forever,

 

the Blue KING crab





(avevo scritto questo articolo per Wired Italia, ma qualcuno di Repubblica mi ha anticipato di quattro ore, quindi lo pubblico qui, ora. Finalmente, potrò dire che repubblica mi ha rubato l'idea)

 

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