Lettera a mia madre: il 2024
Becket, venerdì, 3 gennaio, 2025
Cara mamma,
noi che siamo ancora qui lasciamo indietro il 2024, ma prima te lo voglio raccontare. In questo terzo anno di tua assenza, sono successe tante cose. Se sei d’accordo, inizierei con quelle negative, così poi finiamo in bellezza.
La cosa che ritengo più preoccupante è che a causa del conflitto tra Israele e Gaza, sono morti quasi diciottomila bambini. In tutto, sono morte più di quarantacinque mila palestinesi, che ancora adesso mentre ti scrivo, vengono letteralmente massacrati. Viene davvero da pensare che il destino delle persone dipende da dove sono nate: se quei diciottomila bambini fossero nati e cresciuti in un’altra parte del mondo, sarebbero molto probabilmente vivi.
In America, invece, ha vinto Trump. Ricordi quando vinse la prima volta? Eravamo insieme, a Cambridge: Emma piangeva, Sofia anche. Le strade erano deserte, silenziose come dopo una sconfitta. Ricordo che tu mi dicesti: “Mi sembra che stia per iniziare la guerra”. Non avevi tutti i torti: furono quattro anni terribili, imbarazzanti per una nazione che ha voluto a tutti i costi portare democrazia nel mondo e invece è governata da uno che vorrebbe tanto assomigliare a un dittatore. Venne messo sotto accusa più volte, ma nulla servì a fermarlo, e due mesi e mezzo fa ha vinto e io, lo ammetto, ho paura. Ci sarebbero ancora tanti fatti politici terribili, ma per ora cambiamo discorso che è meglio.
Nel nostro piccolo nucleo Viola, nel 2024 e io e le sorelle abbiamo venduto via Sismondi, dopo più di un anno impregnati di errori, di gente disonesta e di molte discussioni, siamo riuscite a venderla. Non è stato facile, soprattutto dal punto di vista emotivo, come potrai immaginare. Da allora, il mio sogno ricorrente è che tu sei lì, tra le macerie, ma fai finta di niente, come a dire rimango anche se non c’è più. Oppure, sogno che arrivi e non sai che l’appartamento è stato venduto e sei triste e disorientata.
In via Lomellina, la panetteria ha cambiato gestione (ancora!), mentre la Cooperativa è sempre pienissima. Hanno fatto dei lavori al ristorante che ti piaceva tanto, quello con il fritto misto, ma fortunatamente ha riaperto e, stranamente, sembra identico a com’era prima. Quando ero lì, il mese scorso, stavano chiudendo il negozietto di scarpe vicino a Venillo, e sempre da quella parte del marciapiede, mi sembra che ci sia un ristorante, forse dove prima c’era la gelateria. Per il resto, mi pare sia tutto più o meno lo stesso. Invece stanno ristrutturando il palazzo dove vive Milena: è tutto un casino pazzesco, ma dovrebbero finire relativamente presto.
Invece, la cosa più bella che è successa ha a che fare con tuo nipote Luca: non vive più con noi! Abbiamo trovato una casa a un’oretta da casa, in un paesino in campagna molto carino. Vive con altri tre giovani uomini autistici, più o meno allo stesso livello di Luca, e sono seguiti da persone eccezionali. Luca ha una stanza bellissima: l’abbiamo decorata come piace a lui, con i suoi poster, i suoi giochi, le sue fotografie. Non sto a spiegarti la difficoltà che io, Dan e le ragazze abbiamo provato nel prendere la decisione. Luca, invece, si è adattato quasi subito e ancora una volta ci ha fatto notare di essere molto più in gamba di noi. Parla spesso di te: “Nonna Franca, my sweetie” dice quasi sempre. L’hai fatta grossa a morire, mamma, e non solo per Luca. Lo andiamo a prendere ogni due finesettimana e ce lo coccoliamo, ma quando arriva la domenica, spesso vuole tornare a casa sua. Sofia e Emma stanno benone: Emma sta finendo il liceo e andrà all’università per diventare un’infermiera, mentre Sofia lavora ancora all’Art Institute of Chicago uno dei più importanti musei degli Stati Uniti. Fa l’archivista e anche lei ricomincerà a studiare per ottenere un Master. Dan, come sempre, mi vizia.
Io ho sofferto moltissimo per la mancanza di Luca, come se d’un tratto non avessi più il braccio destro. L’impegno quotidiano che richiedeva da me si è trasformato in un enorme vuoto che, non nascondo, ha creato più di un problema fra me e Dan. Nei ventisette anni da “terapisti di Luca”, non abbiamo avuto tempo di occuparci di noi come coppia, e da un giorno all’altro ci siamo ritrovati uno di fronte all’altra. La prima frase (non interrotta da Luca!) è stata: “È adesso?” La cosa bella è che, dopo molta terapia, molte discussioni, siamo riusciti a trovare un equilibrio che ci piace molto. Incommensurabile è la ritrovata libertà di fare quello che vogliamo, anche all’ultimo momento. Ci sembra ancora impossibile!
Un’altra bella cosa, nata dalla vendita di via Sismondi, è che io e le sorelle ci siamo divise molte delle cose che ci hanno circondato da quando eravamo piccole: mobili, libri, quadri, fotografie, piccoli e grandi oggetti della cucina. Io li ho fatti spedire qui a Cambridge e ancora sorrido quando vado in sala e cammino sul tappeto rosso della sala su cui io e le sorelle facevamo gli spettacolini e tu e papà andavate a turno in cucina a ridere. Quello che mi rende felice è anche andare a casa delle sorelle e vedere pezzi della nostra vita anche lì, da loro. È sempre un po’ come tornare in via Sismondi.
Infine, stiamo tutti bene, anche se tua sorella Milena ha detto di essere molto incazzata con te, per averla lasciata sola. Fortunatamente le sorelle vanno spesso a trovarla. Io sono stata a Milano per cinque settimane e ho passato ogni pomeriggio con loro. È stato meraviglioso, come sempre. Sento spesso anche la zia Pupa, tua cognata, e spesso finiamo con il parlare di te.
Insomma, se dovessi mettere sulla bilancia le cose belle da quelle brutte, penso che, a parte la politica di merda, nel 2024 sia andato abbastanza bene. Adesso aspettiamo questo 2025, nella speranza che il mondo trovi pace e che noi continuiamo a essere sani, soddisfatti. Quasi felici.
Mi manchi ancora esattamente come il primo giorno senza di te.
Baci,
Marina
PS: sono diventata vegetariana.
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