Una mattina di merda







Alla mia età, cioè la seconda metà dei cinquanta, i medici cominciano a chiedermi di fare esami che prima non sapevo neanche esistessero. “Controlliamo questo e quello con un esame del sangue, con una risonanza…”. A me va bene tutto: sono leggermente ipocondriaca, nel senso che due giorni prima della visita dal medico comincio ad avere strane sudorazioni alle mani e ai piedi, incubi, pensieri tristi. Il giorno prima prendo solo mezzo calmante; il giorno stesso, tremando, ne prendo uno intero. Ammetto però che adesso che ho perso più di venti chili, sono vegetariana da più di un anno e non bevo più alcolici da ben due mesi, ieri, quando aspettavo il mio turno nella sala d’aspetto ero meno preoccupata del solito. La visita inizia con due dichiarazioni. La prima: non bevo più, ma mi faccio una canna ogni sera, e due, faccio tutto quello che vuole, tranne farmi mettere un tubo nel culo per vedere il colon. "Mi dico: se è stato messo lì, il colon, significa che non vuole essere visto, è timido, o sbaglio?” “Va bene”, mi risponde dopo aver smesso di ridere, “ma almeno facciamo l’esame delle feci”. Facciamolo, dai!

Esco dal suo studio con una busta contenete: un’altra busta, un piccolo tubo di plastica con il coperchio blu, sigillato, un foglio di carta e delle istruzioni. Mi hanno raccomandato di riportare il pezzo di merda lo stesso giorno, altrimenti boh, non so cosa succede, non ho chiesto.

Stamattina mi sveglio verso le otto, scendo, bevo il caffè, fumo la sigaretta e mi sento pronta per il test. Seguo le istruzioni alla lettera: metto il pezzo di carta nel water, ci cago sopra, apro il tubino, tolgo il coperchio attaccato al quale c’è un piccolissimo spazzolino, prendo una minima briciola di cacca, chiudo il tubo. Lo metto nella seconda busta. Fatto. Avrei potuto spedire il tutto, ma essendo italiana, ho sempre il terrore che le poste non funzionino bene. Poi, oh, sarà strano, ma non ho mai spedito un pezzo di cacca in vita mia. Quindi ho deciso che sarebbe stato meglio portarla, visto che è a dieci minuti da casa e che comunque avrei dovuto fermarmi a fare un po’ di spesa.

Mentre salgo in macchina penso a come chiedere in modo non imbarazzante a chi dare la mia busta. Dopo aver cercato parcheggio per un po’ per colpa di questa neve orrenda che ruba tutti i posteggi, decido di andare direttamente al laboratorio dove fanno gli esami del sangue. È pieno di gente che aspetta: quasi tutte le sedie sono occupate. C’è chi è incinta, chi si è fatto accompagnare da un amico per paura dell'ago, chi fa il Sudoku sul telefonino, chi ha il computer aperto. La stanza, per quanto sia affollata, è silenziosissima. 

Dietro a una scrivania c’è un signore un po' anziano, stravaccato sulla sedia. Mi avvicino e a voce bassa chiedo: “Scusi dove lascio il campione delle feci?”. Lui mi guarda e fa: “What?”. Ammadonna. Ripeto, alzando un po’ la voce, ma sempre piano. “Ah, your the fecal sample”. Tutti tutti tutti, anche quelli della stanza accanto hanno sentito che io ero lì a portare un pezzettino di merda. “Sorry, sa, ma non avevo sentito”. “Ecco, adesso invece hanno sentito proprio tutti!”, rispondo tra il ridere e l’incazzato. Mi porta nel retro e mi dice dove mettere la busta. Inutile dire dove avrei voluto mettergliela io, la busta, ma sono cattivi pensieri che poi passano.

Ora però mi toccava passare per sala d’attesa, ripercorrerla senza mostrare neanche un minimo di imbarazzo. Ho sentito gli sguardi di tutti appiccicati al mio giubbotto, anche quelli della stanza accanto che non vedevano l'ora di vedere la sfigata che caga in un tubo.Ho pensato di dire qualcosa per sdrammatizzare, tipo: giornata di merda, ma poi ho pensato che sarebbe stato meglio andarmene come se niente fosse, possibilmente senza inciampare.

Sono ritornata in macchina, ho acceso e ho messo la prima. Devo ammettere, mi sono sentita bene con me stessa: sono riuscita a superare una situazione di merda che non dovrò mai più rivivere. Da brava ipocondriaca (ma poco), è iniziato invece l’incubo dell’attesa del risultato delle analisi. Se mi dicono che dovrei fare una colonscopia perché hanno trovato qualcosa che non va, mi lancio dalla finestra.


(L'immagine è stata presa di Internet)

 


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