La violenza attorno










Mi accingo a scrivere dalla mia piccola casetta di Cambridge mentre come sottofondo sento suoni di elicotteri e di sirene a tutto spiano. Non so cosa sia successo, ma in qualche modo evoca in modo straordinario il clima politico di questo Paese, che sta andando in frantumi alla velocità della luce.

In un campus universitario, ieri è stato freddato Charlie Kirk. Di lui non mi è mai piaciuto niente: i capelli stempiati, la faccia da arrogante, la sua ignoranza. Per non parlare della sua missione: convincere i giovani americani a diventare ultra conservatori. I suoi messaggi erano spesso violenti e la sua dialettica spesso incitava violenza. Amava le armi, Dio e l’America e odiava tutto il resto. Era quasi alla destra di Donald Trump, con cui condivideva tutto dell’ideologia diabolica e dittatoriale che sta distruggendo il posto in cui vivo io, mio marito, mio figlio neuro divergente, un altro figlio transgender e una figlia che da poco si è trasferita in un campus universitario. La lista che ho stilato non è un esercizio di scrittura, ma piuttosto nomina tre persone in pericolo costante. 


La vita di Luca dipende dal budget del Social Security, l’ente che si occupa di offrire una vita dignitosa sia agli anziani che alle persone diversamente abili. 


Il presente, ma soprattutto il futuro di mio figlio trangender è costantemente in pericolo, grazie al clima terrificante verso la sua comunità, pompato e glorificato da Charlie Kirk. 


Da quando Emma si è trasferita al campus universitario, e cioè esattamente due settimane fa, sono successe le seguenti cose: la prima notte il suo dormitorio è stato evacuato a causa un allarme bomba; ai ragazzi, già di per sé ansiosi poiché si trattava della prima notte lontano dalla famiglia, è stato detto di trovarsi un altro posto dove passare la notte senza specificare quale fosse l’allarme. I genitori, noi compresi,  erano storditi dal terrore che fossero in corso atti di violenza. Era probabilmente un falso allarme.


Il giorno dopo, in un campus universitario vicino al suo, è scattato l’allarme dopo che alcuni studenti avevano avvistato un  ragazzo con un mitra in mano; il campus è stato evacuato, gli studenti e i genitori terrorizzati. Si è scoperto più tardi che il mitra era finto. Non potevamo credere che in così poco tempo fossero accaduti due fatti agghiaccianti, anche perché qualche giorno prima un pazzo era entrato in una scuola elementare del Minnesota e aveva sparato sugli studenti.


In un altro campus universitario, ieri è stato ammazzato un uomo che non mi è mai piaciuto. A questo punto, che mi piacesse o no non ha alcuna rilevanza rispetto alla violenza in cui mi tocca crescere i miei figli. 


A parte la mia tragedia interna, la notizia dell’uccisione di Kirk  mi ha sconvolto ancora di più quando ho saputo che aveva trentun anni, due figli piccoli che non si ricorderanno di lui, se non che è stato assassinato. Penso ai vestiti sporchi che aveva lasciato sulla sedia della sua camera da letto, il cappellino ancora appeso, il resto delle birre nel frigorifero. Una persona che non è malata e che è giovane non ci pensa neanche a morire, non lo mette proprio in conto. Esce di casa per andare a lavorare sapendo che poi la sera cenerà con la famiglia. Magari aveva in programma di andare la domenica dai suoi genitori, o di giocare a golf con un suo amico delle superiori, che ne so.


Mentre penso di avere esaurito parole che descrivano al meglio questo paese violento e bigotto, scopro ora che gli elicotteri e le sirene che avevo sentivo all'inizio di questo post erano dovuti a un avviso che si sono sentiti degli spari nel campus universitario di UMass . Il campus è stato evacuato e si sta cercando di capire cosa è realmente successo. Emma mi ha telefonato piangendo: molti dei suoi amici sono lì. 


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